Instabilità medio-carpale
Ecco una guida per il fisioterapista su valutazione e gestione dell'Instabilità medio-carpale.

L’ instabilità dell’articolazione medio-carpale è stata descritta per la prima volta da Mouchet e Belot nel 1934 come una condizione rara e poco compresa di instabilità carpale.
Si tratta di un argomento trascurato sino al 1981, quando Litchtman e colleghi hanno descritto 10 casi clinici in cui i pazienti lamentavano un cedimento volare dell’articolazione medio-carpale associato a uno scatto doloroso, innescati da una deviazione ulnare e pronazione del polso1,2.
L’instabilità medio-carpale è stata definita come un disaccoppiamento fisiologico dell’articolazione medio-carpale, senza dissociazione dalla fila carpale, generando movimenti asincroni tra le due filiere del carpo e uno scatto udibile (click) doloroso1. Dopo quasi un secolo, il gold standard diagnostico rimane la diagnosi clinica ma, in assenza di quest’ultima, si utilizzano indagini come la video-fluoroscopia, la TAC e l’artroscopia1.

Instabilità medio-carpale: tipologia di paziente
L’instabilità medio-carpale rimane tuttora poco conosciuta pertanto non si conoscono con certezza le cause d’insorgenza o la tipologia di pazienti maggiormente colpiti.
Una Revisione del 20211 afferma che le cause principali di instabilità sono date da traumi o lassità congenita legamentosa che si manifesta durante l’adolescenza o durante importanti cambiamenti ormonali, rimanendo spesso asintomatica. La sintomatologia potrebbe insorgere a causa di un trauma stesso o della perdita del controllo motorio delle strutture del carpo.
Le numerose condizioni asintomatiche rendono sotto-diagnosticata l’instabilità medio-carpica: ad oggi si ha una prevalenza nelle pazienti donne, tra i 20 e i 30 anni. In letteratura sono stati riportati solo 14 casi di adolescenti, scheletricamente immaturi, con instabilità medio-carpica (MCI)1.
Patofisiologia
L’instabilità medio-carpale è stata classificata in instabilità intrinseca ed estrinseca, rispettivamente se relativa ad una problematica interna o esterna alle strutture del carpo (Litchman e Wroten, 1997).
Le instabilità intrinseche, a seconda della direzione di movimento che genera instabilità, sono state suddivise in:
- instabilità di tipo palmare o PMCI;
- instabilità di tipo dorsale o PDCI;
- instabilità di tipo combinato (palmare e dorsale)2.
L’instabilità di tipo palmare o PMCI è la forma più comune di instabilità medio-carpale: essa è dovuta probabilmente ad una lassità del legamento radio-carpico dorsale e del legamento arcuato ulnare palmare.
Cosa succede a livello osteo-articolare?
Nel movimento di deviazione radio-ulnare la fila carpale prossimale rimane bloccata in flessione fino all’estrema deviazione ulnare del polso, sino a quando scatta dorsalmente trascinando con sé l’intera fila distale. Questo scatto, chiamato ‘tonfo di recupero’, è spesso doloroso. Questo tipo di instabilità colpisce l’articolazione medio-carpica perché è coinvolta maggiormente nel movimento di deviazione ulnare, rispetto all’articolazione radio-carpica.
L’instabilità di tipo dorsale o PDCI è data da un tilt in direzione dorsale del semilunare e dello scafoide e conseguente sublussazione dorsale del capitato, sempre nel movimento di deviazione radio-ulnare.
Diagnosi differenziale
Vediamo ora quali sono le patologie da indagare ed escludere nel processo di diagnosi differenziale nel paziente con sospetta instabilità medio-carpica:
- lacerazione del complesso fibrocartilagineo triangolare;
- sinovite dell’articolazione radio-ulnare;
- sublussazione o tendinopatia del tendine estensore ulnare del carpo (ECU);
- instabilità carpale dissociativa;
- instabilità Intercalata Segmentale Dorsale (D.I.S.I. basculamento in avanti del semilunare rispetto al radio);
- instabilità Intercalata Segmentale Volare (V.I.S.I. basculamento indietro del semilunare rispetto al radio).
Esame obiettivo e valutazione
L’instabilità medio-carpale può manifestarsi in varie forme, rimanendo molto spesso asintomatica.
All’ispezione si può notare una più o meno marcata supinazione del polso rispetto al controlaterale. Alla palpazione la sintomatologia può variare da un vago dolore nella zona ulno-carpale e medio-carpale del polso, che si attenua con il riposo, a una sublussazione dolorosa in tutte le attività che richiedono un movimento in direzione radio-ulnare. Come descritto in precedenza, un trauma, anche banale, o un carico ripetitivo sul polso, possono rendere sintomatica una condizione clinica silente1.
Descriveremo principalmente le caratteristiche di instabilità medio-carpale palmare poiché risulta essere la forma più frequente.
All’esame obiettivo:
- il paziente può presentare una traslocazione palmare della porzione ulnare del polso e la testa dell’ulna apparentemente prominente, determinando una maggiore distanza piso-stiloidea (segno patognomonico di lassità di polso);
- mantenendo la spalla in posizione di flessione a 90°, il gomito in massima estensione e polso pronato, è evidente una eccessiva supinazione carpale che può essere ridotta spingendo il pisiforme verso l’alto con il pollice. Si noterà immediatamente una riduzione della supinazione carpale;
- durante la deviazione ulnare è udibile uno scatto/click associato ad un abbassamento palmare della porzione prossimale del carpo1,2.
Esistono dei test specifici di provocazione per differenziare l’eventuale presenza di una instabilità medio-carpale palmare da altre problematiche del polso.
- Prono-supinazione passiva dell’avambraccio, mantenendo il polso in posizione neutra: il dolore può provenire dall’articolazione radio-ulnare distale (DRUJ) o dal complesso fibrocartilagineo triangolare (TFCC).
- Test di stress ulno-carpale: mantenendo il polso in deviazione ulnare e applicando una forza assiale, si muove il polso in varie direzioni dalla flessione all’estensione. Il test è utile per escludere qualsiasi patologia come sinoviti o lacerazioni legamentose.
- Test di pronazione resistita: mantenendo il polso in pronazione, si applica una forza sul polso in supinazione. ll paziente deve resistere a tale forza. Il test può evidenziare lassità legamentosa medio-carpale.
- Shuck test o ballottamento luno-triquetrale: i pollici dell’esaminatore sono rispettivamente su semilunare e piramidale per effettuare una traslazione antero-posteriore, mentre il polso del paziente è in pronazione. Il test è positivo per marcata lassità rispetto al carpo controlaterale o per evocazione del dolore familiare del paziente1,2.
Trattamento
Il trattamento che si predilige nell’immediato è quello conservativo, della durata di 3-6 mesi. Esso consiste in:
- educazione del paziente alla problematica e alla gestione conservativa;
- somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei;
- modifica delle attività lavorative e quotidiane; introduzione di piccole pause (PACING) durante le attività e la riduzione dei movimenti ripetitivi;
- utilizzo di splint carpali dinamici per contenere la supinazione del carpo;
- esercizi di rinforzo, training neuromuscolare propriocettivo (esercizi mirror therapy, rilevamento del movimento e della posizione articolare)1,2,3;
I Patient Reported Outcomes Measures (PROM) utilizzati sono :
- PRWHE: patient rated wrist/hand evaluation;
- DASH: disabilities of arm, shoulder and hand.
In caso di fallimento del trattamento conservativo viene proposto un intervento chirurgico di ricostruzione legamentosa, di artrodesi articolare o ricostruzione capsulare effettuati in artroscopia.
Prognosi
L’instabilità medio-carpale è ancora poco conosciuta e gli studi relativi sono pochi o di bassa qualità. Non ci sono evidenze sui risultati del trattamento conservativo e chirurgico a lungo termine, pertanto la prognosi di questa condizione clinica rimane riservata.
Poco chiara è anche l’eziologia dell’instabilità medio-carpale palmare, nonostante sia la forma più frequente di instabilità. I pochi studi esistenti (Revisioni Narrative e Studi di coorte retrospettivi) consigliano di provare il trattamento conservativo per tre mesi, una volta stabilito il grado e la tipologia di instabilità. La chirurgia non ha ancora stabilito il trattamento chirurgico migliore per questa problematica ma sicuramente la capsulo-desi dorsale (stabilizzazione capsulare) rimane la tecnica migliore rispetto alle altre.
Dopo un periodo di follow-up compreso tra i 15 e i 35 mesi dall’intervento chirurgico si sono ottenuti dei buoni risultati in termini di dolore, forza, escursione articolare, ripresa dell’attività lavorativa e punteggi alla PRWHE1.
In uno studio di coorte di tipo retrospettivo, 119 pazienti hanno condotto un programma di esercizi specifici con ottimi risultati ad un follow up di 6 anni. Il 19% di questi non ha riportato più dolore al polso3.
Nonostante i promettenti risultati che si sono ottenuti con il trattamento conservativo e la chirurgia, l’instabilità medio-carpale rimane una patologia difficile da diagnosticare e da trattare.
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- Jing SS, Smith G, Deshmukh S. Demystifying Palmar Midcarpal Instability. J Wrist Surg. 2021 Apr;10(2):94-101. doi: 10.1055/s-0040-1714688. Epub 2020 Aug PMID: 33815943; PMCID: PMC8012087
- Ho PC, Tse WL, Wong CW. Palmer Midcarpal Instability: An Algorithm of Diagnosis and Surgical Management. J Wrist Surg. 2017 Nov;6(4):262-275. doi:10.1055/s-0037-1606379. Epub 2017 Aug 30. PMID: 29085727; PMCID: PMC5658227
- Mulders MAM, Sulkers GSI, Videler AJ, Strackee SD, Smeulders MJC. Long-Term Functional Results of a Wrist Exercise Program for Patients with Palmar Midcarpal Instability. J Wrist Surg. 2018 Jul;7(3):211-218. doi: 10.1055/s-0037-1612594. Epub 2017 Dec 21. PMID: 29922497; PMCID: PMC6005774