Cefalea Cervicogenica: diagnosi e trattamento
Ecco una guida per il fisioterapista sulla valutazione e gestione del paziente con cefalea cervicogenica.

La cefalea cervicogenica, o cefalee cervicogeniche, è un tipo di cefalea secondaria. Si tratta di un disturbo molto comune che colpisce il 47% della popolazione mondiale con almeno una delle sue forme1.
La Società internazionale delle cefalee (IHS) ha classificato questo tipo di disturbo in tre gruppi: cefalee primarie, cefalee secondarie e nevralgie2.
Le cefalee primarie (emicrania, cefalea di tipo tensivo, cefalea a grappolo ecc.) sono quei mal di testa la cui causa è da ricercarsi nel substrato neurologico delle persona affetta, che risulta essere più sensibile e avere una minor adattabilità agli stimoli nocicettivi.
Le cefalee secondarie, di cui fa parte anche la cefalea cervicogenica, sono quelle cefalee che presentano una causa ben identificabile. Nel caso specifico della cefalea cervicogenica, la sorgente del dolore è da ricercare nel rachide cervicale. Le nevralgie sono invece quei dolori dovuti alla lesione o all’irritazione di uno o più nervi sensitivi2.
Cefalea Cervicogenica: fisiopatologia
Come detto e come intuibile dal suo nome, la cefalea cervicogenica è quel mal di testa che origina dal rachide cervicale (tessuto osseo, disco, tessuti molli). Questo tipo di mal di testa rappresenta circa il 20% di tutte le cefalee benigne con un rapporto donna/uomo di 4:1.
Il meccanismo fisiopatologico è attribuibile al nucleo trigemino-cervicale nel quale convergono sia le afferenze provenienti dal nervo trigemino sia le afferenze provenienti dai segmenti cervicali C1-C3. Questa convergenza rende possibile il dolore alla testa di origine cervicale3. Questo è stato dimostrato anche tramite infiltrazioni irritative nelle articolazioni zigoapofisarie superiori4 e tramite la palpazione della muscolatura cervicale5, entrambe le quali generavano un dolore riferito alla testa.
Sintomi e segni della cefalea cervicogenica
I sintomi della cefalea cervicogenica sono spesso sovrapponibili a quelli di altre cefalee e per questo motivo capita che questo tipo di mal di testa non sia identificato. Infatti, il dolore cervicale può essere una caratteristica predominante nel 68% dei pazienti con emicrania o cefalea di tipo tensivo.6 Va detto inoltre che esistono forme di cefalea definite miste in cui più tipi di cefalea possono coesistere. Due tipi di cefalea possono infatti presentarsi in modo alternato oppure le disfunzioni cervicali e la cefalea cervicogenica possono essere uno dei trigger che scatenano una cefalea primaria7.
I sintomi tipici di cefalea cervicogenica sono caratterizzati da un dolore unilaterale che non cambia lato, spesso a insorgenza dal collo con uno sviluppo postero-anteriore, che comincia quindi dal rachide cervicale o dall’area sub-occipitale e arriva all’occhio o alla tempia. Il dolore è di solito di intensità moderata o in alcuni casi severa ma non di tipo pulsante, caratteristica che permette di differenziarlo dal dolore emicranico. Talvolta il dolore può scendere verso la spalla o il braccio omolaterale.
Correlati al dolore possono essere presenti, ma solo occasionalmente e di grado moderato, nausea, fotofobia e/o fonofobia, senso di instabilità, visione offuscata unilaterale al dolore, difficoltà nella deglutizione ed edema unilaterale soprattutto nell’area perioculare.
I sintomi sono innescati dai movimenti del collo, posizioni protratte del capo, posture scomode mantenute e/o una palpazione provocativa della regione cervicale superiore o occipitale8.
La frequenza degli attacchi è variabile ma può arrivare anche fino ad un episodio al giorno, soprattutto in seguito a traumi cervicali.
Diagnosi e Valutazione della Cefalea Cervicogenica
La diagnosi di cefalea cervicogenica è essenzialmente clinica.
Secondo l’International Classification of Headache Disorders2 i criteri diagnostici sono:
- segni clinici, laboratoristici e/o radiologici di una malattia o di una lesione del rachide cervicale o dei tessuti molli del collo che sia dimostrata essere causa di cefalea;
- evidenza del rapporto di causa-effetto dimostrato da almeno due dei seguenti criteri
1) la cefalea si è sviluppata in stretta relazione temporale con l’esordio del disturbo cervicale o con la comparsa della lesione cervicale;
2) la cefalea migliora o scompare parallelamente al miglioramento o alla remissione del disturbo o della lesione cervicale; - la mobilità del collo è ridotta e la cefalea peggiora con manovre provocative;
- abolizione della cefalea dopo blocco diagnostico di una struttura cervicale o di un nervo che ad essa si distribuisce;
- non meglio inquadrabile da altra diagnosi dell’ICDH-3.
L’imaging può essere utile a supporto della diagnosi, ma solo la presentazione clinica può confermarla9. Per manovre provocative si intendono i movimenti cervicali (attivi o passivi) e la digitopressione sulla regione cervicale superiore o occipitale2, tuttavia, lo strumento più valido e affidabile (ma invasivo e costoso) è il blocco diagnostico delle articolazioni cervicali superiori3.
Altri criteri diagnostici sono stati definiti dal Cervicogenic Headache International Study Group (CHISG), ma questi sono forse troppo inclusivi e potrebbero portare a possibili errori nell’inquadramento diagnostico8.
Molto importante è la diagnosi differenziale per escludere possibili red flags (tumori, disfunzioni delle arterie cervicali ecc.), cefalee primarie, altre cefalee secondarie o la nevralgia occipitale9.
Dal punto di vista valutativo, il cluster di test proposto da Jull10 ha mostrato alta validità (Sensibilità 100% – Specificità 94%). Questo comprende:
- riduzione del ROM cervicale;
- disfunzione delle articolazioni cervicali (C0-C3) rilevabili attraverso l’esame manuale segmentario;
- compromissione della funzione neuromuscolare determinata da un’alterata esecuzione del test di flessione cranio-cervicale.
Ma il singolo test con i più alti valori di validità, affidabilità e accuratezza diagnostica per la cefalea cervicogenica è il Cervical Flexion Rotation Test (CFRT) (Sensibilità 90% – Specificità 88%), che può quindi essere utilizzato come un ottimo strumento diagnostico11,12 e ve lo mostriamo nel video seguente.
Trattamento della cefalea cervicogenica
La fisioterapia è il trattamento di prima scelta nella cefalea cervicogenica ed è rivolta principalmente alle disfunzioni del rachide cervicale che generano i sintomi.
Come già visto, le disfunzioni possono riguardare la mobilità articolare, la funzione neuromuscolare oltre a possibili alterazioni del sistema nocicettivo (sensibilizzazione periferica e/o centrale).
Per influenzare positivamente queste disfunzioni è possibile utilizzare diverse tecniche.
Ad esempio, per le disfunzioni delle articolazioni cervicali e la riduzione del ROM è possibile utilizzare tecniche manuali come manipolazioni (sia del rachide cervicale che di quello toracico)13,14, mobilizzazioni13, SNAG15,16, tecniche miofasciali per il trattamento di eventuali ipoestensibilità muscolari o trigger points17,18 ed esercizio terapeutico 19,20.
Per gli impairment della funzione neuromuscolare, l’intervento d’elezione è l’esercizio terapeutico, sia con l’obiettivo di incrementare forza e resistenza soprattutto dei muscoli flessori ed estensori profondi cervicali, sia al fine di migliorare il controllo motorio. Lo stretching è la modalità di esercizio meno raccomandata nonostante sia spesso consigliata20.
Nei pazienti con cefalea cervicogenica spesso sono presenti inoltre trigger points miofasciali, soprattutto a livello dei muscoli suboccipitali, dello sternocleidomastoideo (SCOM) e del trapezio superiore, che possono essere causa di dolore riferito e alterazioni della funzione muscolare. Il loro trattamento si è dimostrato efficace nel ridurre dolore e disabilità in questi pazienti17,18.
La revisione di Racicki et al ha indagato i diversi trattamenti fisioterapici utilizzati in letteratura per la cefalea cervicogenica. I risultati mostrano come l’esercizio dia una maggiore riduzione dei sintomi rispetto alle mobilizzazioni e le manipolazioni da sole; mentre il trattamento combinato di mobilizzazioni, manipolazioni ed esercizi di rinforzo dei muscoli cervico-scapolari sembrerebbe essere il trattamento più efficace19.
Secondo un RCT (Randomized Controlled Trial) non incluso nella precedente revisione, invece, da sei a otto sedute di manipolazioni della cervicale alta e del rachide toracico sarebbero più efficaci nel ridurre dolore e disabilità rispetto a una combinazione di mobilizzazioni ed esercizio in pazienti con cefalea cervicogenica14. Tuttavia, questi risultati derivano da un solo studio con 110 partecipanti.
A questo tipo di mal di testa possono essere associati anche disordini temporo-mandibolari21. In questo caso, il trattamento di questi ultimi porterebbe a una riduzione dell’intensità del dolore e a un miglioramento della funzione cervicale22.
Anche l’educazione e l’informazione del paziente sono componenti importanti del trattamento della cefalea cervicogenica, così come per altre condizioni neuro-muscolo-scheletriche (soprattutto se persistenti), ma al momento c’è scarsità di prove di efficacia specifiche per la patologia in questione23.
Il trattamento farmacologico antinfiammatorio non è stato indagato sistematicamente in letteratura, mentre gli oppioidi non sono consigliati per la scarsa efficacia e l’alto rischio di effetti collaterali. Sono presenti inoltre alcuni studi riguardo al trattamento tramite infiltrazioni di tossina botulinica che però si sono dimostrate poco efficaci24, e tramite il blocco anestetico con corticosteroidi delle faccette articolari o dei nervi cervicali che ha portato benefici ma solo a breve termine25,26.
Il trattamento più efficace per questo tipo di problematica è al momento rappresentato quindi dalla fisioterapia.
Conclusione
Abbiamo visto come la cefalea cervicogenica sia strettamente legata alle disfunzioni del rachide cervicale e come il fisioterapista possa avere un ruolo di rilievo nella valutazione e nel trattamento di questa patologia. In questo caso, quindi, la stretta collaborazione con il medico specialista potrebbe essere un valore aggiunto per la gestione di questo tipo di paziente, soprattutto per la possibilità di identificare in modo più accurato eventuali disfunzioni cervicali ed effettuare un trattamento il più efficace ed appropriato possibile.
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