Tendinopatia peroneale

Ecco una guida per il fisioterapista su valutazione e trattamento della tendinopatia peroneale.

tendinopatia peronea

La tendinopatia peroneale è un disordine muscolo-scheletrico comune, spesso misconosciuto e confuso con la distorsione laterale di caviglia. Da recenti studi è risultato che su 40 tendini peroneali esaminati clinicamente in primo accesso, solo il 60% è stato diagnosticato correttamente. Nel 40% dei casi la diagnosi è avvenuta in ritardo1,2,3,4,5.

I tendini chiamati in causa sono quelli del muscolo peroneo lungo e peroneo breve. Essi sono i principali esecutori dell’eversione del complesso caviglia-piede, oltre a questa funzione, sono anche importanti stabilizzatori dinamici nell’inversione.

Per percorso anatomico diverso, i due tendini hanno probabilità distinte di andare incontro a degenerazione. La diagnosi è clinica ed è confermata da ecografia e/o risonanza magnetica2. La tendinoscopia è utilizzata nel caso non ci fossero segni positivi all’imaging2,4.

Non vi è attualmente un algoritmo ottimale nella gestione di questi disordini. Si conviene non temporalizzare l’esordio dell’evento poiché non incide nel trattamento che è conservativo ed è basato su rimodulazione dei carichi di lavoro, esercizio terapeutico, ghiaccio ed elevazione. È sconsigliata l’immobilizzazione2.


Tipologia del paziente

Chi soffre di questa condizione è la popolazione attiva e sportiva1. Alte richieste prestazionali della caviglia come avviene nei ballerini possono predisporre alla tendinopatia peroneale. Un BMI elevato, carichi di lavoro eccessivi o altalenanti e traumi diretti possono essere altri fattori di rischio. Non sembrano esserci differenze tra genere per incidenza e prevalenza. Considerando che tale disordine può affliggere gente attiva e sportiva colpisce prevalentemente la popolazione giovane.


Patofisiologia

I muscoli peroneo lungo e peroneo breve originano dal compartimento laterale della gamba e i due tendini prossimalmente decorrono posteriormente al malleolo peroneale, appaiati e contenuti in una comune guaina sinoviale che si estende da circa 4 cm prossimalmente a circa 1 cm distalmente ad esso.

I due tendini entrano nel solco retro-malleolare, un tunnel osteo-fibroso composto dal retinacolo peroneale superiore, dal legamento astragalo-peroneale posteriore, dal legamento peroneo-calcaneare e dal legamento tibio-peroneale postero-inferiore. Da qui in poi decorrono fino alle loro inserzioni con guaine sinoviali distinte.

tendinopatia peroneale
Anatomia di muscoli peronei breve e lungo.

A livello anatomico, alcune varianti potrebbero essere fonti di eccessivo attrito meccanico nel solco retro-malleolare a causa di un aumento degli spazi1,2,5. Le varianti in questione riguardano un ventre muscolare del peroneo breve basso che arriva a estendersi fino a tale regione anatomica, oppure essere dotati del muscolo peroneo terzo e/o del muscolo peroneo quarto1,2.

Se presenti, questi tendini decorrono nel medesimo solco. Sono state descritte inoltre tre zone avascolarizzate che potrebbero essere sito di tendinopatia: una riguarda il tendine del peroneo breve e due il tendine del peroneo lungo. Tuttavia questa ipotesi è oggetto di dibattito.

Una promimenza del malleolo peroneale maggiore di 5 mm è correlata a tendinopatia del peroneo lungo a seguito di impingement. Un piede cavo-varo può predisporre alla tendinopatia peroneale. La superficie del solco retro-malleolare piatta o convessa è un altro fattore biomeccanico che può incidere sullo sviluppo della tendinopatia peroneale. L’os peroneum è un’altra variante anatomica e si può trovare nella zona del tunnel cuboideo. Se presente e se calcificato, può predisporre a tendinopatia1,2.


Diagnosi differenziale

Vediamo ora quali sono le patologie da indagare ed escludere durante il processo di diagnosi differenziale nel paziente con sospetta tendinopatia dei peronei.


Elementi anamnestici

Il paziente con tendinopatia peroneale si presenta solitamente con i seguenti segni e sintomi.

  • Possibile presenza di trauma in inversione
  • Storia di sovraccarichi lavorativi
  • Dolore localizzato in zona malleolo peroneale e/o zona retrocalcaneare laterale
  • Dolore moderato (su scala VAS o NPRS)
  • Peggioramento dei sintomi nei movimenti che compiono i muscoli peronei a freddo (stabilizzatori dinamici in inversione, movimenti di eversione e platiflessione)
  • Miglioramento dei sintomi al continuare dei movimenti di stabilizzazione dinamica in inversione, eversione e plantiflessione
  • Miglioramento dei sintomi a riposo
  • Instabilità

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Esame obiettivo e valutazione

Per quanto concerne l’esame obiettivo, potremmo trovare i seguenti segni e positività ai test.

  • Possibile gonfiore tra malleolo peroneale e solco retrocalcaneare
  • Dolore alla palpazione tra zona posteriore malleolo peroneale e solco retrocalcaneare
  • Foot Posture Index per valutare l’allineamento del piede, se cavo varo aumenta la probabilità di essere di fronte a una tendinopatia peroneale
  • Test passivi in inversione e plantiflessione positivi se evocano il dolore familiare al paziente e nella regione definita in precedenza
  • Test contro-resistenza in eversione, dorsiflessione e flessione dell’alluce positivi se evocano dolore e/o debolezza
tendinopatia peroneale : test peronei
Test di forza del muscolo peroneo breve.

Trattamento

Il trattamento è prevalentemente conservativo sebbene in letteratura vengano descritte molte procedure chirurgiche1,2,4,5.

Gli obiettivi che ci si pone sono quelli di:

  • ridurre l’edema;
  • ridurre il dolore, prevalentemente nocicettivo;
  • ripristinare l’eventuale ROM perso;
  • aumentare la forza muscolare;
  • migliorare la stabilità articolare;
  • migliorare la funzionalità;
  • ottimizzare la partecipazione sociale, lavorativa, familiare e sportiva.

Le strategie che vengono attuate per centrare gli obiettivi sono:

  • modifica delle attività per evitare di arrecare ulteriore stress tendineo, quindi la rimodulazione sulla base dei segni e sintomi è necessaria;
  • ghiaccio per limitare il dolore;
  • compressione per limitare il dolore e drenare l’edema;
  • elevazione per migliorare il deflusso venoso;
  • esercizio terapeutico appena la reattività del paziente lo consente nelle seguenti modalità: contrazioni isometriche fino a un massimo di 30 secondi per indurre ipoalgesia; esercizio eccentrico dei muscoli peronei con volumi che arrivano massimo ad una soglia 3-4/10 su scala NPRS; contrazioni Heavy Slow Resistant muscoli peronei; esercizi di rinforzo dei muscoli prossimali dell’arto inferiore per ridurre il carico sulla caviglia; esercizi di equilibrio per migliorare la coordinazione e la stabilità dinamica articolare;
  • onde d’urto se la terapia conservativa non ha apportato benefici dopo tre mesi.

Prognosi

La tendinopatia peroneale ha una prognosi migliore nelle lesioni acute rispetto alle lesioni microtraumatiche2. La prognosi è strettamente legata alla diagnosi, questa può arrivare a ritardi che vanno dai 7 mesi dall’esordio fino a 48 mesi. In generale non dovesse essere sufficiente il trattamento conservativo, nel 95% dei casi trattati chirurgicamente si riscontrano alti livelli di soddisfazione e completo ritorno alle attività abitualmente svolte1.